Mer Agosto 13, 2025

Emanuele, quando è tornato alla casa del Padre celeste, non era ancora nato, è morto infatti tre giorni prima della data del parto, ma lassù è cresciuto e maturato - Una professoressa di italiano, richiestami da una sua ex allieva del liceo, viene felice a salutarla - 27/06/2012

Mi ha scritto Daniela tempo fa, per il forte desiderio di poter ricevere qualche parola dal figlio Emanuele, figlio che ella perse pochi giorni prima del parto, per cui possiamo dire che in realtà ella non lo ha mai conosciuto se non nel breve periodo in cui egli è cresciuto nel suo seno. Ma certo per una mamma questa resta una tragedia resa ancor più opprimente proprio dall'impossibilità di sapere come sarebbe stato quel figlio, che tipo di persona egli sarebbe diventato, quali occasioni questa vita terrena gli abbia negato. I nostri figli non nati, sia per nostra volontà che per disgrazia, lassù continuano a crescere nella grazia del Signore che li accoglie e li cura, essi diventano, nel loro spirito, ciò che sarebbero comunque diventati in terra, portando a maturazione le capacità e le caratteristiche di cui Iddio li aveva equipaggiati. Li rivedremo questi figli che non abbiamo cullato, un giorno, solo che non saranno i bambini che ci immaginiamo nella nostra ingenua visione delle cose: la vita terrena non è l'unica occasione per crescere e maturare, e di questo dobbiamo essere consapevoli. Lassù il tempo non esiste, ricordiamocelo, ed è per questo che i nostri figli hanno il tempo che noi ci immaginiamo, in realtà, cioè, non hanno l'età che avrebbero avuto sulla terra, semplicemente sono sempre stati e sempre saranno, come tutti noi. La professoressa che segue Emanuele, mi è stata richiesta da una lettrice che vuole restare anonima; ella era molto affezionata a questa sua professoressa che tanti valori, anche di fede, le ha trasmesso, e oggi ha sentito il desiderio di ringraziarla per ciò che la ha dato in quella difficile età degli anni del liceo, aiutandola a trovare certezze ed equilibrio nella fede in Gesù Cristo. Un professore, quando fa bene il suo mestiere, può anche scavare tracce incancellabili nelle anime dei suoi allievi e sicuramente questa professoressa lo ha fatto davvero bene, il suo mestiere. E di maestri così oggi il mondo ha davvero bisogno.

E resta là, qui favor di Re! Di là è cibo vivo, era amar!

EMANUELE

Se guardi la Sicilia, real, vero mar!
Cagnà devi, de qua c’ammali in tre!
E do mì padre: lì cuore l’avvià,
e là getta lì dubbi, dille v’è raggio di lì!
S’inaugura a lei lì chattar,
qui salva, chieda i mutui!

Ahi, già ma piange? Errar, dì, tornare qui!
Ma va da queste navi, giù ne dà ponte.
E no eri troppo gracile, era qui tuo figlio!
Giù là evità, in Oltre sigaretta chiudi,
taglia qui voce!

Non abbiate velcri….grucce va giù lì!

 


UNA PROFESSORESSA

E radio ci sta,
chiama voce, ringrazia, lì c’ha fede,
eh si, hai bene lì!

E scesi che lì n’hai timbri,
qui non ha il frutto,
ha rose e fior di là.

Qua mi ci ridi: sopra ci da Rai qua!
Se sgarra e s’allena, può bacià, è na grazia!
Fare di più, e dì, vuol cosa qui? D’oro è Re!
E resta là, qui favor di Re!
Di là è cibo vivo, era amar!

 


 

 

SPIEGAZIONE DEL TESTO


Emanuele, scendendo su questo piano terreno per poter lasciare la sua comunicazione, pare incantato dai paesaggi che vede e, in particolare, dal mare della Sicilia, che, dice, per lui è il vero mare. "Cagnà" è un termine dialettale napoletano che significa "cambiare", e così questo bimbo diventato uomo lassù dice a sua mamma che deve cambiare il suo atteggiamento negativo nei confronti della vita perchè questa sua sofferenza ostinata fa ammalare tre "persone" della sua famiglia che sono lassù, porta a loro dispiacere. Dà un consiglio a suo padre: deve mettere in moto il cuore nelle azioni della vita, e a sua mamma dice di gettar via i dubbi sulla veridicità di queste comunicazioni, c'è davvero un "raggio" celeste che permette di comunicare fra i due mondi. Le inaugurano la possibilità di "chattare" anche lei con loro, ossia di poter registrare anche lei, e le consiglia di farlo questo "mutuo" col Cielo perchè questo le dà la possibilità di salvarsi. Ma piange, sua mamma? E' un errore, dice Emanuele, perchè poi un giorno anche lei tornerà lì dov'è lui e si ritroveranno. La invita ad "andare" verso le "navi" di S.Erasmo (sapete già che la nave è il simbolo del mezzo con cui loro da lassù vengono attraverso le "onde" per portarci il loro messaggio), esse danno i "ponti" di collegamento con l'Aldilà. E che non pensi che sia stata colpa di lei se egli non ce l'ha fatta a nascere, non era troppo debole sua mamma per portarlo alla luce, e ora questo suo figlio si trova lassù. Chiede di evitare le sigarette perchè poi nell'Oltre non si potrà fumare e se ne soffrirà moltissimo, e i vizi inveterati poi, lassù, taglieranno loro anche la "voce", la possibilità di esprimersi al meglio. Emanuele chiude con un'esortazione a tutti noi: non abbiate "velcri", ossia legami forti con la terra e ciò che essa offre, e dicendoci ciò è come se ci lanciassero delle grucce che ci aiutano a camminare in maniera più corretta su questa terra.
La professoressa, che mi è stata richiesta da una sua allieva del liceo, ringrazia per il fatto di averla chiamata in "radio" (la "radio" dell'Aldilà, chiaro), e sa che la sua allieva l'ha voluta sentire per affetto e con fede. Si ha il bene con queste registrazioni. Siccome ho i permessi, i "timbri", allora è potuta scendere; fa una considerazione sulla vita della sua allieva e commenta che, pur brava e con ottimi risultati, ella non gode ora il frutto di tanto studio perchè si dedica a tutt'altro, fa un altro tipo di lavoro che è collegato ai suoi studi, però, per la sua fede e dedizione, riceve rose e fiori dal cielo (il che è di sicuro più importante della carriera lavorativa). Fa una battuta che già altri hanno fatto da lassù: mettono a disposizione la Rai celeste per farli parlare con noi. Dà un consiglio all'allieva che con affetto l'ha voluta risentire: se sbaglia, nella vita, che si alleni a migliorare, questa possibilità che Dio dona a tutti è già di per sè una grazia. Bisogna fare di più per portare Dio agli altri, e se ella vuole da lei un concetto importante, ebbene è questo: il Signore è il vero oro per tutti noi. Le chiede di continuare a fare ciò che fa che ha il favore del Signore, Signore che è il cibo vivo per tutti noi nell'Eucaristia e amore, amore senza alcun limite.

COMMENTO

Emanuele parla a sua mamma come se fosse stato sempre accanto a lei: ne conosce il carattere, le abitudini, le reazioni psicologiche, insomma pare che il legame tra questo figlio e questa mamma che non lo ha nemmeno udito piangere per la prima volta, sia ben saldo e forte, al di là del tempo e dello spazio, proprio come lo sono i legami che accomunano i nostri cari defunti a tutti noi: vivi, veri, vibranti e amorevoli più che in terra. In Dio nulla di ciò che è amore viene perso o smarrito, anzi, pare che l'amore venga accresciuto da una percezione più affinata, capace di oltrepassare le barriere che la materia oppone allo spirito, per risultare compiuto, perfetto, simile al divino. Devo dirvi che anche le parole di questa professoressa mi hanno commossa e mi hanno ricordato una mia professoressa di italiano del liceo che aveva anche lei una fede fortissima e che, all'epoca, noi immaturi studentelli, prendevamo in giro, senza capire che invece, negli anni, sarebbe stata lei a scavare piano piano nei nostri cuori dal suo rifugio nel tempo, proprio come è successo a questa professoressa sconosciuta che, dopo anni, conserva ancora il suo posto nel cuore della sua allieva. Così dovrebbero essere gli insegnanti veri: capaci di restare nell'anima con la loro verità ed il loro valore di persone, prima ancora che di maestri, capaci di aiutare i ragazzi a maturare e a diventare persone vere, di valore.

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