Altri contatti con persone care: il marito di una mia amica, Gianmarco, figlio di una mia lettrice, e Marco, un mio caro amico deceduto, ancor giovane, una decina d'anni fa - 9/08/10

In questa registrazione leggerete le storie degli eventi tragici che hanno portato le persone che si sono presentate a morire prematuramente. Ma proprio il contrasto fra la tragicità degli eventi che hanno posto fine alla loro vita prematuramente e la bellezza dei messaggi che queste entità ci donano, deve far nascere in noi una nuova cognizione dell'evento "morte". La morte è inevitabile, imprevedibile, e porta sempre con sè, oltre al dolore, mille interrogativi sul senso del vivere e del morire, e queste registrazioni ci aprono uno spiraglio che ci permette, se non altro, di poter meglio comprendere, alla luce di una nuova visione della vita e della morte, i meccanismi che sovrintendono all'eterno ciclo del nascere e del morire. Per essere più chiara, ci aiutano a vedere a quell'evento con un pò più di speranza, un pò meno angoscia, e, se pur il dolore e il senso di mancanza non vengono meno, almeno ci può sostenere la fiducia nel fatto che questi nostri cari non sono persi per sempre, che un giorno li ritroveremo con lo stesso, intatto, amore che essi avevano per noi in vita. La prima entità, ad essere sincera, non mi era stata richiesta: Teresa, una mia amica e lettrice, mi aveva solo parlato della tragica esperienza che aveva vissuto nel suo matrimonio; suo marito, infatti, si era suicidato e, come potete immaginare, questo evento ha segnato per sempre la vita di questa donna. Ma lassù hanno piani per noi spesso incomprensibili e così hanno deciso di mandare quest'uomo che, probabilmente, ha commesso quell'insano gesto sotto la spinta di una forte disperazione interiore. Forse sanno del bisogno che Teresa ha di sentire quest'uomo, di capire come sta dall'altra parte e così lo hanno mandato a me perchè riportassi a lei, ovviamente, questa registrazione. La seconda entità è un ragazzo morto tragicamente in un incidente stradale a poco più di vent'anni. Sua madre, che oggi segue un'associazione da lei fondata in favore delle vittime della strada, mi ha chiesto un contatto con lui ed ecco che Gianmarco, questo il suo nome in terra, non si fa pregare per dire a sua mamma tutto il suo amore. Infine, anche questo non atteso ma tante volte richiesto nel mio animo a Sant'Erasmo, ecco Marco, un mio caro amico deceduto per una malattia improvvisa una decina di anni fa. Marco era gay, ed era un ragazzo sensibile e affettuoso, capace di comprendere i sentimenti di chi gli stava vicino come pochi sanno fare, generoso e con un grande senso estetico per il quale tutti noi, suoi amici, gli chiedevamo sempre consigli su questioni di arredamento e quant'altro. Amico sincero come pochi ne ho avuti, davvero, gli volevo e gli voglio un gran bene. Sant'Erasmo ha deciso di farmi questa sorpresa portando Marco a farmi un saluto che mi ha fatto un piacere enorme, come potrete ben immaginare. Chiude la registrazione un'entità che, a quanto mi pare di aver capito, si presenterà poi nella prossima registrazione, vedremo chi è a tempo debito.

La vita è qui: da dire là...

MARITO TERESA

Già, diran morti: ora hai Messa, c’è il sole, hai messa là!
Mò avrai mio scudo e affetto,
là mi esclude già.

Posso e qui in reggia s’ha a cambiare!
Fui visto: là io ammazzai io
dove ci cresco il fico e la menta,

e tra gli atti, ah, l’hanno in Dio
e si po’ verè lassù, eh!

Regalo ci sta, mostrai Teresa!
Una fatica è dà posta!
A chi piglia già cambiava lì piume,
e dirlo lì!


GIANMARCO

Rara è quella madre!
Ma no piangere!
Per idda affari dà,
ah chiedilo a Dino

Andrò in bottiglia a mia madre che è giù,
dire e dire gli voglio: è nobile!
Registra, crede, si, trarla e dire:
registra e ve dì altro!
Ma scopo era però là convincere.
La vita è qui: da dire là,
però in disparte è lì!
Apprendevo, posso, cò raggi verrò a dì!


MARCO

Ha Marco tuo gita, c’ha gusti,
dare giri e giri qua!

Seguo, piglia: Francì non si ride,
vai giù dura!

Hai visto? E' Re, lì finestra!
Ti lascia chiave, la luce entra di lì,
e tra cerchi tu vedi bei poeti.
E leggerai, così apparire il Signore,
Fai lì giornale, reggi ferma,
e già, figlia, gioisci!

Puoi ir che la legge c’hai, si, e amor qui.
Il peccare vero estro toglie.
Vi tira e assai, entra, lì dà gli onori.


ENTITA'

Qua resto o mi spezzo, Maestà,
scampo a me dare:

c’è Franci,
Se c’è so parlare qua,
e misero qua mezzo per dischi,
io avanzo mò!






 

SPIEGAZIONE DEL TESTO

Il marito di Teresa, di cui non conosco il nome, avverte che i morti, quando qualcuno fa dire una messa in suffragio per loro, dicono che è come se avessero il sole a splendere per loro. E se Teresa gli fa dire questa messa, le promette affetto e "scudo", ovvero protezione, e dice che lo escluderanno dal posto, magari non bellissimo, dove ora si trova (lo faranno avanzare). Afferma che ora può uscire da dove si trova e cambiare per andare in "una reggia", ossia un posto più bello. Poi confessa il suo gesto: dice "io ammazzai io" per dire che si suicidò e mi pare di capire che lo ha fatto in una città o luogo dove, dice, cresce "il fico e la menta". E quel gesto, ci rivela, è "agli atti", ossia è stato registrato lassù, ed è in Dio che gli spiriti superiori lo hanno conosciuto, ossia per mezzo dell'onniscienza divina che tutto vede, e non può essere cancellato, lassù si può vederlo come se lui lo stesse commetendo in questo istante. Dice poi per chi è il dono di questa registrazione, mostrò a Teresa, sua moglie, infatti, il suo discorso. Conferma che è una fatica dare posta, dare queste comunicazioni, per loro e per me che devo decifrarle, però coloro che le recepiscono davvero cambiano interiormente (metaforicamente dice che "gli cambiano le piume", ossia mutano il pensiero ed il modo di essere), e questo, si raccomanda, devo dirlo qui, in questa registrazione. E' poi il turno di Gianmarco, figlio di una mia lettrice, passato oltre a causa di un incidente stradale in città. Una macchina non si fermò al rosso del semaforo e travolse Gianmarco che era in moto. Egli si rivolge subito alla mamma dicendole che ella è "rara", ossia che è una persona eccezionale, e le esterna la sua ammirazione esortandola anche a non piangere. Le dice che il Signore dà delle cose, degli affari, per lei (dice "idda": Gianmarco era siciliano ed usa questo termine dialettale per dire "lei") e che a tale scopo chieda aiuto a Dino (non so chi sia, probabilmente la mamma lo sa). Poi, scherzando, dice che verrà giù sulla terra per sua madre con un messaggio "in bottiglia", affidando, cioè, il suo messaggio alla speranza che lei lo recepisca: vuol "dire e dire", cioè lo vuole ripetere molte volte, che lei, la sua mamma, è un animo nobile. Le chiede di provare a registrare da sola, mi chiede di "trarla" verso questa decisione, e così, dice, lui potrà dirle altro, potrà darle altri messaggi. Però, chiarisce, lo scopo di questi messaggi non è quello di avere informazioni personali e terrene, bensì quello di convincere gli increduli che esiste la vita dopo la morte, e infatti Gianmarco insiste a sottolineare: bisogna dire là, sulla terra, che la vera vita è là, dove si trova ora lui, però questa realtà così vera è messa in disparte sulla terra, pochi di noi vivono pensando a questa verità. Saluta poi dicendo che egli sta imparando ad usare i "raggi", ossia l'energia che occorre per comunicare con noi, e assicura che verrà ancora a parlare con la sua mamma se lei si dedicherà alle registrazioni.
La sorpesa finale, in questa registrazione, è l'arrivo di Marco, un mio caro amico morto una decina di anni fa per un tumore. Lui si presenta, e per farmi capire che è proprio lui dice che "Marco tuo", quello che tu hai chiesto, quello a cui dicevi che aveva gusto in tutti ciò che faceva, fa ora una gita per venire da te, e mi chiede di dare a loro più possibilità (giri e giri) per venire a parlare (non perdono occasione per farlo). Prosegue nel discorso e mi dice, serio, chiamandomi col nomignolo Franci che lui usava quando era in vita, che lì non si ride, non si scherza con questo argomento, e mi chiede di essere più decisa a ribadire questo concetto nei miei scritti (vai giù dura, mi dice). Con una certa contentezza mi dice, hai visto, è proprio vero, c'è il Re e c'è questa finestra attraverso la quale noi possiamo comunicare, e il Signore ti lascia la chiave per aprire questa finestra (in senso metaforico) perchè da qui passa luce per voi, la luce della conoscenza, e poi tu, tra i vari cerchi dei livelli evolutivi, incontri "bei poeti", ossia le entità che ti parlano con questo linguaggio aulico e poetico (sotto l'ispirazione di Sant'Erasmo, non dimentichiamolo). E leggendo queste comunicazioni è come se vi apparisse il Signore: infatti da esse traspare la Sua presenza, vi è più vicino. Mi chiede di continuare a "fare il giornale", ossia a scrivere queste comunicazioni spiegandole, e di reggere ferma in questo compito, di non demordere, e di gioire per questo. Mi conferma che posso svolgere questo compito, loro mi aiutano col loro amore e la "legge" divina lo permette. Poi Marco fa un'affermazione importante, su cui ci chiama a fare una riflessione: ci dice che quando pecchiamo, perdiamo la nostra vera natura, il nostro vero estro, il peccato ci offusca annebbiandoci la mente e l'anima. Chiude considerando che il Signore ci "tira" assai doni con queste comunicazioni, ed invitamdomi ad onorare questo dono cercando di "entrare" lassù, con le registrazioni, più che posso.
L'ultima entità che entra a parlare non ci dice il suo nome, e pare offrire una preghiera al Signore dicendogli che resterà saldo nei suoi propositi verso di Lui oppure preferisce spezzarsi (è un modo per farci capire che ha tutta la volontà di offire al Signore quanto gli ha promesso e che noi non sappiamo). Chiede salvezza al Signore ("scampo"), poi dice, con un tono gioioso, "c'è Franci", avvertendo la mia presenza dal registratore, e afferma che egli è in grado di parlare con me, che già hanno approntato il mezzo per farlo registrare e saluta avvertendo che sta venendo verso di me. Probabilmente lo sentiremo nelle prossime registrazioni.

COMMENTO

Vorrei invitarvi a fare una semplice osservazione: notate voi stessi la diversità di carattere e di linguaggio che le varie entità mostrano. Questo ci fa capire che davvero ognuno di noi mantiene, nell'aldilà, la propria personalità, il proprio carattere. Il marito di Teresa appare ancora un pò smarrito, insicuro e anche, se posso dire, dispiaciuto. Forse il gesto commesso gli ha richiesto un lungo periodo di "rieducazione" da cui ancora non è venuto fuori del tutto, e la richiesta di una messa in suffragio pare quasi confermarlo. Gianmaro, invece, appare affettuosissimo con la sua mamma, sereno, sollecito nel suo tentativo di proteggerla dal dolore quando le chiede di non piangere ma di cercare di darsi da fare anche registrando in proprio. Il mio amico Marco è ancora dolce e gentile come lo era sulla terra, sollecito nel volerci far capire in cosa consiste il danno più grave del peccato, io per lui sono ancora "Franci" così come lo ero qui sulla terra. Anche in questo le entità danno delle prove a chi li ha conosciuti in terra, certo la loro indole, specie se sono trapassati da tempo, per effetto dell'insegnamento dei maestri spirituali, è ancor più evoluta nella comprensione dei propri errori che ora è chiara e senza ombre, e nella conoscenza che deriva loro dall'avere una visione complessiva a limpida della loro vita terrena.

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