ENTITA’
Ho timbro, il suo nome lemmari drizza lì.
LA SUORA SENZA VOCAZIONE
“E i voti lasci?
E mi l’acciro!”
Sale ebbi, per listarvi.
Con Terni li ho dati in Alba
i gala, e balla!
Con preti, gli do il numer,
a fare giacetti.
Nero è dove entrai!
SANT'ERASMO
Mara fo uscire,
stammi citta,
Fra una suora hai vista?
C’era principe, che invidia è sui volti!,
e mi affitta luce lì,
d’oro è là, quindi più giallina e più luce!
I morti di Croce gli escan dei vermi, gioia!
Si, è vero, stì stronzi, delira chi? Io e te!
Se nun ha ira ma benzina gli c’entra, a papi, eh!
In più ho l’ira di suore l’onde!
Si, e ira odi già!
Se a Dio porta giù lì,
ci estingua senatori Gesù in alto!
Simboli da stilizzare, trist’è, si gira.
Me l’aspettai che legge producan,
si, in noi si son fissati, buon Dio!
Si, già ho visto, qui era la Luce,
e quel sabotaggio resta lì!
Simone fa arie!
SIMONE
Conosce Dio, stampa nun c'ha!
Morte ci dovea stà stasera a ruggire:
più le lancia i cavalli!
Ci vien su ligio chi è!
C’è i rami, fiori gli si addice,
c’è il diavolo: suona manette!
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SPIEGAZIONE DEL TESTO
Un'entità mi introduce la suora che parlerà fra poco dicendomi che ha un timbro, un'autorizzazione affinchè ella possa parlare, e mi dice che il nome di questa suora suona come un termine sbagliato che i "lemmari", ovvere le raccolte dei lemmi, delle parole principali di un dizionario,
"drizzano", ovvero correggono. Non ci è dato sapere però questo nome. La suora introduce subito due frasi che riprende da un dialogo avuto a suo tempo con qualcuno, probabilmente un suo stesso familiare il quale le dice che se ella ha intenzione di lasciare i voti lui stesso la ucciderà: ella aveva dunque tentato di lasciare l'abito monacale che era stata sicuramente costretta a prendere. Sapete che un tempo era consuetudine delle famiglie più ricche e potenti, per non disperdere il patrimonio in troppe eredità tra i figli, costringere le figlie femmine a prendere i voti. In tal modo esse non avevano più diritto a pretendere la loro parte di eredità e così il patrimonio restava a disposizione dei soli figli maschi, senza disperdersi. Queste poveracce, che spesso non avevano alcuna vocazione, erano così destinate ad una vita infelice e spessissimo, di nascosto, si dedicavano ad una vita dissoluta, di balli e feste private, per consolarsi del fatto che erano costratte a vivere una vita che loro non avevano scelto. Qui a Venezia, dove vivo, si conoscono innumerevoli storie simili, e si sa che nel convento di San Zaccaria, destinato a suo tempo alle figlie dei più potenti della Serenissima, si tenevano i più sfarzosi balli e le feste più in alla moda: erano le stesse "suore", principesse mancate, a volere questo stile di vita e per anni tutto ciò si è svolto con la complicità delle stesse gerarchie ecclesiastiche. Vi lascio solo immaginare le storie di amori, tradimenti e di intrecci amorosi che furono vissute in quel convento che, poi, venne chiuso con la caduta della Serenissima. Per cui la storia di questa "suora" non deve stupirci: un tempo era cosa molto comune. Dunque questa voce iniziale minaccia di morte questa donna che ha espresso la volontà di lasciare il convento (notate che mi usa il termine in dialetto napoletano"l'acciro", ossia la uccido). Per cui deduciamo che lei sia poi rimasta in convento controvoglia. Lei ci dice che ebbe "sale" ovvero sapienza da mettere nella nostra lista delle cose da sapere, ed è quindi disposta a narrare i suoi errori che, badate bene, non stanno nel fatto che lei non ha accettato di fare la suora (che colpa ne aveva se non aveva la vocazione?), bensì nella dissolutezza dei suoi costumi, nello stile di vita peccaminoso nel quale aveva coinvolto molti preti. Infatti ella dice che aveva organizzato molti balli a Terni e ad Alba (forse erano i conventi nei quali era stata) e che giacette con molti preti, tanti che gli "dava il numero", come se stessero in fila ad attendere il proprio turno. Tristi le parole con le quali ci lascia: ci dice che là dove entrò dopo la morte e dove ancora si trova (dice infatti che "è" non che "era" nero) è un luogo buio, scuro, senza luce.
Sant'Erasmo mi rammenta probabilmente Mara, una ragazza che è venuta in qualche registrazione fa, e mi dice che finalmente la fa "uscire" dal posto brutto dove si trovava: forse il fatto che aveva confessato i suoi errori in quella registrazione, l'ha aiutata ad abbreviare la sua purificazione. Ne sono contenta. Poi rivolgendosi a me, abbreviando il mio nome in Fra, mi dice "stammi citta", in toscano, infatti "citta" vuol dire ragazza a Siena (ricordate che ho vissuto a Siena molti anni e intendo benissimo la parlata locale). Mi dice "l'hai vista la suora?", confermandomi che quella venuta prima di lui era proprio una suora. Poi mi presenta una scena meravigliosa: mi dice che lì c'era il Principe, ovvero Gesù che, ricordo, l'apostolo Giovanni definì "il principe dei Re della terra", e che sui nostri volti vede l'invidia per coloro che, lassù, lo hanno potuto ammirare davvero, e che Egli è talmente luminoso che addirittura, sottolinea con ironia, gli "affitta la luce" a lui che pure, essendo santo, di luce ne ha eccome! E ci narra perfino di com'è questa luce: d'oro, dunque giallina e più luminosa di ogni altra. Non credo potremmo immaginarla facendo riferimento a qualcosa che è su questa terra. E, come per contrasto con questa sublime visione che ci viene fatta intravedere, Sant'Erasmo fa una battuta molto forte: riportando le parole dei tanti "atei e razionalisti" che si sono visti ultimamente in tv a dibattere sulla presenza del Crocifisso in aula, mi dice, con una metafora, che secondo costoro dai morti di Croce escono dei vermi, ad indicare che l'immagine del Cristo crocifisso, come hanno più volte affermato, può essere violenta, disturbante, come un cadavere da cui, appunto escono dei vermi! (non riesco neanche a scriverlo). Ed ecco che l'ira del santo si scatena perfino in un improprero: senza mezzi termini li chiama stronzi, esseri vigliacchi che poi hanno il coraggio di dire che a delirare siamo io e lui (e milioni di altri, aggiungo io) che difendiamo il Crocifisso. Se anche uno, di solito, non conosce l'ira come lui, dice, davanti ad affermazioni simili è come se gli mettessero la benzina in corpo per infiammarsi! Inoltre mi fa intendere che lì con lui ci sono delle suore (vere) e che anche loro sono molto arrabbiate a tal punto che l'ira si può udire in maniera tangibile. Se il Crocifisso serve per portare a Dio tante anime, allora che lo "estinguano" i senatori di Strasburgo, che non si vuole che la gente vada a Dio, se ce ne va troppa non conviene al sistema consumistico e a quello dello sfruttamento (notate l'ironia, sebbene dolorosa, di Sant'Erasmo). Quel simbolo, dice, lo vogliono stilizzare il più possibile, renderlo irriconoscibile quasi, perchè dicono che è triste vedere un uomo morto appeso ad una croce, bisogna girarlo (vi ricordo che il Crocifisso capovolto viene utilizzato durante le messe sataniche, notate che qui ci viene dato un messaggio ben preciso sull'origine di questa battaglia contro il Crocifisso!). Con tristezza il Santo dice che se lo aspettava che producessero una legge contro di loro lassù, si sono fissati con loro nelle alte sfere, afferma con forza. Però egli ci dice che, avendo lì la Luce divina che gli comunica anche il futuro, vede che questo sabotaggio contro la Croce resterà un vuoto tentativo, fallirà. Poi ci introduce un'entità di nome Simone che ci dona qualche verso di saggezza. Ci fa notare scherzosamente che Dio sa tutto anche se lassù la stampa non c'è. Fa poi un'affermazione sibillina: dice che la stessa sera della registrazione (17 novembre 2009), la morte avrebbe dovuto far sentire il suo ruggito sulla terra (una strage evitata?), che la morte in questi tristi tempi lancia più forte i suoi cavalli (ricordate l'immagine dei cavalieri dell'Apocalisse?). Ci ricorda che lassù dove stanno loro, anime sante, ci va chi è ligio, ovvero corretto. Ci lascia poi con un'immagine bella e tremenda allo stesso tempo: come l'immagine dei fiori non può essere divisa da quella dei rami di un albero, così l'immagine del diavolo non può essere scissa da quella di due manette tintinnanti. Attenti, dice, il diavolo vuole prendervi con le manette dei vostri stessi vizi e desideri. Alziamo lo sguardo oltre la materia, dunque! |