Una " suora per forza" ci rammenta i suoi errori – L’ira dolorosa di Sant’Erasmo verso coloro che, con l'uso della legge, vogliono proibire l’immagine del Crocifisso nelle scuole e nei posti pubblici – Un’entità di nome Simone ci regala i suoi insegnamenti 17/11/09

Dimenticatevi la serena pacatezza dei Santi, la flemma imperturbabile che ci immagineremmo in chi sappiamo oramai aver raggiunto certe elevatissime vette dell'evoluzione spirituale. Dimenticatevi l'ironia sagace a cui il nostro caro Sant'Erasmo ci ha abituati, il suo distacco pietoso dai peccati e dagli errori di chi ci porta a parlare tramite il registratore: in questa registrazione egli dà prova di conservare ancora la sana e umana abitudine allo sdegno vero e proprio, quello che sfocia addirittura in un'ira di cui egli stesso, poi, pare quasi scusarsi. Ma il motivo è di quelli veramente seri, che, appunto, fanno perdere la pazienza anche ai Santi! La decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che, accogliendo la richiesta di Soile Lautsi, una donna finlandese, ha stabilito che vengano tolti i Crocifissi dalle aule scolastiche italiane, ha fatto davvero infuriare Sant'Erasmo che, come ricordiamo tutti, proprio per la fede in quella Croce è stato martirizzato durante le persecuzioni nei confronti dei cristiani messe in atto dall'imperatore Diocleziano. Il fatto che, con una legge, si voglia oscurare un simbolo così potente ed umile allo stesso tempo, emblema di accoglienza ed amore incondizionato, ha fatto sì che il Santo dimostrasse tutta la sua giusta riprovazione. In effetti quell'atto "a viso coperto" (non abbiamo mai visto in faccia la signora finlandese, nè suo marito), pare quasi una vigliaccata più che una vera battaglia per esigere un diritto dell'uomo, quasi un dispetto di cui poi pentirsi: infatti non era mai accaduto che dei veri combattenti per i diritti dell'uomo nascondessero il proprio viso come dei delinquenti comuni o dei testimoni scomodi! I veri combattenti per le libertà umane pagano di persona e a viso aperto il prezzo delle loro battaglie, come il premio Nobel birmano Aung San Suu Kyi che da anni è prigioniera del regime autoritario del suo paese, rea di pretendere le libertà fondamentali per sè ed il suo popolo. Non si può "estinguere Gesù in alto", come ci dice il Santo, con una legge! Di questo passo fra un pò chiederanno l'abolizione delle feste natalizie a scuola, che sono tradizione cristiana, di quelle pasquali, e anche dei nomi di santi che tanto spesso ritroviamo negli ospedali, nelle strade e anche in alcuni istituti scolastici. Chiederanno di non insegnare più la Divina Commedia, la poetica di San Francesco, la filosofia di San Tommaso d'Aquino e di Sant'Agostino, nonchè la storia europea degli ultimi duemila anni. Non trovereste pazzesco se un ospite invitato in casa vostra non si mostrasse rispettoso dei vostri usi e delle vostre tradizioni? Ecco, io trovo pazzesca questa mancanza di tatto e di sensibilità verso la maggioranza dei componenti della famiglia Italia, per i quali il Crocifisso è stato ed è una presenza discreta e consolante durante gli anni della scuola, l'amico dalle braccia spalancate a cui rivolgere la muta richiesta di un aiuto durante un compito difficile. Ma il Santo alla fine ci dice che questo tentativo di sabotaggio resterà limitato nella sua stessa stupidità e resterà inutile. Anzi, oserei dire che potrebbe addirittura ottenere l'effetto contrario, come già si è visto da qualche parte dove il Crocifisso che non c'era adesso c'è! Comunque, oltre a questo tema centrale, la registrazione ci offre le parole di una suora senza vocazione che in poche battute ci narre la sua vita di peccato, l'immagine, per contrappasso, di un'entità molto elevata la cui luce dorata, segno di vicinanza a Dio, possiamo solo immaginare e infine le "arie" di un'entità di nome Simone le cui parole, ancora una volta, ci fanno riflettere sul valore della vera libertà: quella dalle mille schiavitù materiali di cui si serve il diavolo per metterci le manette.

qui era la Luce, e quel sabotaggio resta lì!....

ENTITA’

Ho timbro, il suo nome lemmari drizza lì.


LA SUORA SENZA VOCAZIONE

“E i voti lasci?
E mi l’acciro!”

Sale ebbi, per listarvi.
Con Terni li ho dati in Alba
i gala, e balla!

Con preti, gli do il numer,
a fare giacetti.

Nero è dove entrai!


SANT'ERASMO

Mara fo uscire,
stammi citta,
Fra una suora hai vista?

C’era principe, che invidia è sui volti!,
e mi affitta luce lì,
d’oro è là, quindi più giallina e più luce!
I morti di Croce gli escan dei vermi, gioia!
Si, è vero, stì stronzi, delira chi? Io e te!
Se nun ha ira ma benzina gli c’entra, a papi, eh!
In più ho l’ira di suore l’onde!
Si, e ira odi già!

Se a Dio porta giù lì,
ci estingua senatori Gesù in alto!

Simboli da stilizzare, trist’è, si gira.
Me l’aspettai che legge producan,
si, in noi si son fissati, buon Dio!

Si, già ho visto, qui era la Luce,
e quel sabotaggio resta lì!

Simone fa arie!


SIMONE

Conosce Dio, stampa nun c'ha!
Morte ci dovea stà stasera a ruggire:
più le lancia i cavalli!

Ci vien su ligio chi è!
C’è i rami, fiori gli si addice,
c’è il diavolo: suona manette!







 

SPIEGAZIONE DEL TESTO

Un'entità mi introduce la suora che parlerà fra poco dicendomi che ha un timbro, un'autorizzazione affinchè ella possa parlare, e mi dice che il nome di questa suora suona come un termine sbagliato che i "lemmari", ovvere le raccolte dei lemmi, delle parole principali di un dizionario, "drizzano", ovvero correggono. Non ci è dato sapere però questo nome. La suora introduce subito due frasi che riprende da un dialogo avuto a suo tempo con qualcuno, probabilmente un suo stesso familiare il quale le dice che se ella ha intenzione di lasciare i voti lui stesso la ucciderà: ella aveva dunque tentato di lasciare l'abito monacale che era stata sicuramente costretta a prendere. Sapete che un tempo era consuetudine delle famiglie più ricche e potenti, per non disperdere il patrimonio in troppe eredità tra i figli, costringere le figlie femmine a prendere i voti. In tal modo esse non avevano più diritto a pretendere la loro parte di eredità e così il patrimonio restava a disposizione dei soli figli maschi, senza disperdersi. Queste poveracce, che spesso non avevano alcuna vocazione, erano così destinate ad una vita infelice e spessissimo, di nascosto, si dedicavano ad una vita dissoluta, di balli e feste private, per consolarsi del fatto che erano costratte a vivere una vita che loro non avevano scelto. Qui a Venezia, dove vivo, si conoscono innumerevoli storie simili, e si sa che nel convento di San Zaccaria, destinato a suo tempo alle figlie dei più potenti della Serenissima, si tenevano i più sfarzosi balli e le feste più in alla moda: erano le stesse "suore", principesse mancate, a volere questo stile di vita e per anni tutto ciò si è svolto con la complicità delle stesse gerarchie ecclesiastiche. Vi lascio solo immaginare le storie di amori, tradimenti e di intrecci amorosi che furono vissute in quel convento che, poi, venne chiuso con la caduta della Serenissima. Per cui la storia di questa "suora" non deve stupirci: un tempo era cosa molto comune. Dunque questa voce iniziale minaccia di morte questa donna che ha espresso la volontà di lasciare il convento (notate che mi usa il termine in dialetto napoletano"l'acciro", ossia la uccido). Per cui deduciamo che lei sia poi rimasta in convento controvoglia. Lei ci dice che ebbe "sale" ovvero sapienza da mettere nella nostra lista delle cose da sapere, ed è quindi disposta a narrare i suoi errori che, badate bene, non stanno nel fatto che lei non ha accettato di fare la suora (che colpa ne aveva se non aveva la vocazione?), bensì nella dissolutezza dei suoi costumi, nello stile di vita peccaminoso nel quale aveva coinvolto molti preti. Infatti ella dice che aveva organizzato molti balli a Terni e ad Alba (forse erano i conventi nei quali era stata) e che giacette con molti preti, tanti che gli "dava il numero", come se stessero in fila ad attendere il proprio turno. Tristi le parole con le quali ci lascia: ci dice che là dove entrò dopo la morte e dove ancora si trova (dice infatti che "è" non che "era" nero) è un luogo buio, scuro, senza luce.
Sant'Erasmo mi rammenta probabilmente Mara, una ragazza che è venuta in qualche registrazione fa, e mi dice che finalmente la fa "uscire" dal posto brutto dove si trovava: forse il fatto che aveva confessato i suoi errori in quella registrazione, l'ha aiutata ad abbreviare la sua purificazione. Ne sono contenta. Poi rivolgendosi a me, abbreviando il mio nome in Fra, mi dice "stammi citta", in toscano, infatti "citta" vuol dire ragazza a Siena (ricordate che ho vissuto a Siena molti anni e intendo benissimo la parlata locale). Mi dice "l'hai vista la suora?", confermandomi che quella venuta prima di lui era proprio una suora. Poi mi presenta una scena meravigliosa: mi dice che lì c'era il Principe, ovvero Gesù che, ricordo, l'apostolo Giovanni definì "il principe dei Re della terra", e che sui nostri volti vede l'invidia per coloro che, lassù, lo hanno potuto ammirare davvero, e che Egli è talmente luminoso che addirittura, sottolinea con ironia, gli "affitta la luce" a lui che pure, essendo santo, di luce ne ha eccome! E ci narra perfino di com'è questa luce: d'oro, dunque giallina e più luminosa di ogni altra. Non credo potremmo immaginarla facendo riferimento a qualcosa che è su questa terra. E, come per contrasto con questa sublime visione che ci viene fatta intravedere, Sant'Erasmo fa una battuta molto forte: riportando le parole dei tanti "atei e razionalisti" che si sono visti ultimamente in tv a dibattere sulla presenza del Crocifisso in aula, mi dice, con una metafora, che secondo costoro dai morti di Croce escono dei vermi, ad indicare che l'immagine del Cristo crocifisso, come hanno più volte affermato, può essere violenta, disturbante, come un cadavere da cui, appunto escono dei vermi! (non riesco neanche a scriverlo). Ed ecco che l'ira del santo si scatena perfino in un improprero: senza mezzi termini li chiama stronzi, esseri vigliacchi che poi hanno il coraggio di dire che a delirare siamo io e lui (e milioni di altri, aggiungo io) che difendiamo il Crocifisso. Se anche uno, di solito, non conosce l'ira come lui, dice, davanti ad affermazioni simili è come se gli mettessero la benzina in corpo per infiammarsi! Inoltre mi fa intendere che lì con lui ci sono delle suore (vere) e che anche loro sono molto arrabbiate a tal punto che l'ira si può udire in maniera tangibile. Se il Crocifisso serve per portare a Dio tante anime, allora che lo "estinguano" i senatori di Strasburgo, che non si vuole che la gente vada a Dio, se ce ne va troppa non conviene al sistema consumistico e a quello dello sfruttamento (notate l'ironia, sebbene dolorosa, di Sant'Erasmo). Quel simbolo, dice, lo vogliono stilizzare il più possibile, renderlo irriconoscibile quasi, perchè dicono che è triste vedere un uomo morto appeso ad una croce, bisogna girarlo (vi ricordo che il Crocifisso capovolto viene utilizzato durante le messe sataniche, notate che qui ci viene dato un messaggio ben preciso sull'origine di questa battaglia contro il Crocifisso!). Con tristezza il Santo dice che se lo aspettava che producessero una legge contro di loro lassù, si sono fissati con loro nelle alte sfere, afferma con forza. Però egli ci dice che, avendo lì la Luce divina che gli comunica anche il futuro, vede che questo sabotaggio contro la Croce resterà un vuoto tentativo, fallirà. Poi ci introduce un'entità di nome Simone che ci dona qualche verso di saggezza. Ci fa notare scherzosamente che Dio sa tutto anche se lassù la stampa non c'è. Fa poi un'affermazione sibillina: dice che la stessa sera della registrazione (17 novembre 2009), la morte avrebbe dovuto far sentire il suo ruggito sulla terra (una strage evitata?), che la morte in questi tristi tempi lancia più forte i suoi cavalli (ricordate l'immagine dei cavalieri dell'Apocalisse?). Ci ricorda che lassù dove stanno loro, anime sante, ci va chi è ligio, ovvero corretto. Ci lascia poi con un'immagine bella e tremenda allo stesso tempo: come l'immagine dei fiori non può essere divisa da quella dei rami di un albero, così l'immagine del diavolo non può essere scissa da quella di due manette tintinnanti. Attenti, dice, il diavolo vuole prendervi con le manette dei vostri stessi vizi e desideri. Alziamo lo sguardo oltre la materia, dunque!

COMMENTO

Non è una questione di simboli vuoti e sorpassati: qui, per Sant'Erasmo è questione di difendere l'immagine stessa del Dio vivente, che agisce fortemente e continuamente tra i suoi figli aspettandone con pazienza da innamorato che lo ricambino nel suo amore e nella sua fedeltà. Il richiamo è alla cecità sempre più ottusa di questa società che ha fatto del "politically correct" la scusa per restare superficiale e vuota, portabandiera di valori sempre più fallimentari ed autodistruttivi, nella quale viene tollerato che un giovane possa procacciarsi la sua dose di droga purchè sia "per uso personale" ma nella quale non viene tollerato che lo stesso giovane, durante le sue lezioni scolastiche, possa alzare gli occhi, seppur senza "vederlo", sul più potente simbolo di Amore incondizionato che l'umanità abbia mai conosciuto, sulla più completa espressione dell'idea del dono e dell'offerta di Sè. Non viene tollerato perchè hai visto mai che quello stesso giovane possa capire che sia preferibile, di migliore qualità e più profonda soddisfazione la dose per uso personale di Amore che da quel simbolo continuamente e senza tregua fluisce?

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