Il partigiano Ismano

lapide a Sanguinetti Ismano

Quando, il 20 giugno, ancora in preda a forti e contrastanti emozioni per aver ricevuto la voce di mio padre e quella di mio zio grazie all'intercessione del caro Sant'Erasmo, mi sono apprestata a registrare, non mi aspettavo certo che un altro batticuore mi avrebbe smosso lacrime di incredulità, gioie e tristezza insieme. Appena ho iniziato la registrazione, dopo aver ascoltato Piero, si presenta, con voce chiara e forte, questa entità di nome "Ismano". Che strano nome mi sono detta, mai sentito prima in vita mia un nome simile. Inoltre avevo sentito chiaramente, ad un primo ascolto del registrato, la parola "fascisti". Pensando in un primo momento, (erroneamente), che potesse essere un politico d'altri tempi e immaginando che, con un nome simile, non ce ne sarebbero certo molti, ho messo in google il nome "Ismano", prima di apprestarmi a decifrare la comunicazione. Mi è venuto letteralmente un colpo! Ho aperto un sito dove è fotografata una lapide in sua memoria, a Sarzana, piazza Cittadella. La lapide (che vedete raffigurata sopra) recita: "Sanguinetti Ismano- martire della ferocia fascista- 19-11-192 (manca l'ultima cifra, ma poi ho saputo che era nato nel 1920) - 2-4-1945. Non sono riuscita, per quel giorno, ad andare oltre: troppo forti le sensazioni, il cuore pareva impazzito, i pensieri si affollavano in una ridda di emozioni. Ridevo e piangevo per la ulteriore prova che veniva concessa alla miseria del mio umano scetticismo. Ismano giungeva fin nel profondo della mia anima dalle vertiginose lontananze che i limiti divini impongono ai nostri sensi, dagli abissi di un tempo dilatato, sfumato, illusorio, che si riflette solo attraverso la nostra mente temporale e che, nell'aldilà, non ha senso, non ha ragion d'essere. Solo i sentimenti, anzi, solo l'amore conta, l'amore e la compassione, null'altro. E Ismano è venuto ad insegnarmi che si può amare una persona che è morta molto prima che tu nascessi, una persona di cui non conosci le fattezze, ma di cui hai sentito la tenerezza, la paura e lo sgomento nel momento in cui si scopre preda innocente ed ignara dei suoi stessi simili che, in quei tempi di follia, avevano smarrito la ragione ed il senso di appartenenza alla stessa origine. E ti accorgi che sono proprio i tuoi stessi sentimenti, che tutti noi vibriamo su queste arie che ci rendono simili e parte di uno stesso destino. So che i suoi parenti sono ancora in vita, se qualcuno li conosce, fate che possano sentirlo e dire una preghiera per lui. Ismano era caduto con altri compagni in un'imboscata ed è venuto, col permesso di Sant'Erasmo, a raccontarmi lui stesso di quel giorno, di quel 2 aprile del 1945, quando, a pochi giorni dalla fine di quell'immane tragedia che è stata la Seconda Guerra Mondiale, egli fu ucciso da un gruppuscolo di fascisti allo sbando, disperati perchè fiutavano il loro fallimento oramai vicino. Il suo è un racconto tragico e commovente, dove la morte rimane sullo sfondo del quadro fosco di un periodo in cui la vita umana pareva aver perso ogni valore ed il rispetto per l'altro si era disciolto nel gusto del sangue e del delirio di un potere vano e cieco. Potete immaginare nulla di più potente del monito di un'anima che torna qui, fra noi, per richiamarci alla ragione?. Ovviamente ho indagato presso l'ANPi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), il comitato carrarese di via L. Giorgi 1 a Carrara. Lì, gentilmente, grazie anche all'opera infaticabile dello scrittore Luca Benassi che ha lavorato da sempre per conservare la memoria dei partigiani di quella zona, ove passava la rovente "linea gotica", mi hanno fornito notizie più dettagliate della vita e della morte di questo ragazzo appena venticinquenne, padre di una bimba che, alla data dell'uccisione del padre, aveva appena otto mesi. In calce al racconto di Ismano riporto quanto ho potuto sapere della sua esistenza terrena e della sua morte, e tutte le notizie avute tramite l'ANPI ed il dottor Benassi. Ma tutto ciò che potrei dirvi io per comunicarvi la tragedia di questo ragazzo è nulla in confronto alle sue stesse parole. Ascoltiamo e leggiamole: Ismano ci farà toccare le corde ancora vibranti del suo cuore, la paura e la tristezza che accompagnarono i suoi ultimi istanti. Non mi stancherò di ripetervelo: ascoltate più volte quanto, ad un primo ascolto, non vi fosse chiaro.

Ce n'è uno agendo, alla schiena mira.....

PIERO

E noi si mette bere!
Ne hai le basi, mò preghi in Terra, qui,

c'hai le deroghe, sai d'oro ti dan.
Ti devo spiegare: a squadra il cuore metti lì.
E là se l’amarci noi
scopi non vor creare,
pelle darò a teschi:

fra stì teschi vennero mogli
se a due a due sa scegliere:
duraturo è un amore proprio qui!,
Farci unire grazie a chi fa i raggi a noi,
c'è più di festa aver su noi!
Se chieder bimbo hai idea fammi dare:
salviamo, vuò strofa?, lo sforzo che ho fatto,
parta da noi che il minor poi era un inventore: resti scrì(tto).
Piangi lì, spero di lì di più amor
ci daresti mò,
e fatti tesoro,
sarebbe un delitto, donna,
qui ne faccio inizià a vedè reati.


ISMANO

Qua sto più su alla vita, a te.
Ismano c’è!

Fu optata via
da espòr ai suoi incarogniti,
e là errò!
E là ce l’aveva il fascista disegnato!
Fu notte e c’era un bel bimbo lì vicino:
covò effige a ognun di lor
Botti sparan mai? Caccia noi:
s'apra pista a poeti, in strofa chiudi.
E la è pieno di miele
e può venire alle mie narici,
ce n'è uno agendo alla schiena mira,
Salvetti, narrerei, si rompe.

Infami si che dissi!
Scontro il fascista non vol e li fa secchi, i tenenti si chiamavan
e più vicini eran per...
Ahi! Finì brutto!
Ai tre pagliacci paranoici
invoca tu mò qualcosa,
piombo c’era,
e m’è venuta na tristezza...
a tutti....

E aiuti ne hai avuti:
ciò che là noi senza Elmo,
sai noi sta in grotta lassù!
Alle dieci venni sgiunto,
alle 10 nella chiesa era Pizzetti.

Fu mesto, ma era giustissimo venire da te,
cenerai qui da me, da registrare,
quando sarà la vita qui!
E ti porto ammirazione, e morte mia sarà successa
per esporti sempre più
a prediletti spiriti quassù!







 

SPIEGAZIONE DEL TESTO

Piero mi informa che nall'aldilà sono contenti, che addiritttura versano da bere (credo metaforicamente) per festeggiare il fatto che riesco bene nel contatto che loro tanto desiderano; poi mi invita a mettere ordine nel mio cuore, a rasserenarmi. E se l'amore terreno non vuole porsi scopi duraturi, egli dice che, umanizzando certi comportamenti (pelle darò a teschi), di là ci costringeranno a riprendere le mogli (o i mariti) che abbiamo lasciato per un altra/o, perchè lì l'amore è duraturo. Ringrazia l'angelo che "fa i raggi", ossia mette a disposizione l'energia affinchè i due mondi possano comunicare e restare uniti. Poi una notazione privata: mi chiede di non distruggere gli sforzi economici che egli ha fatto per mettere qualcosa da parte per il bimbo, e mi dice che bisogna spronarlo a realizzare il sogno che il piccolo ha: quello di diventare, un domani, un inventore. Sa che io, dinanzi a tali rivelazioni sto piangendo, e mi dice che spera di averlo ora più amore da me, ora che lui, fisicamente, non è più qui. Mi sollecita a far tesoro di questo dono immenso che ho ricevuto, altrimenti sarebbe un delitto da parte mia. Termina dichiarando che darà inizio alla serie di reati e peccati che saranno presentati a me e a coloro che verranno a conoscenza di questa realtà. Ismano si presenta e mi dice che, grazie alla metafonia, può stare vicino a me e alla vita terrena, scendere su questo piano. Poi inizia il suo triste e drammatico racconto che poi, dopo le ricerche da me effettuate, si rivelerà anche storicamente esatto. Ismano, rilasciato dai fascisti che lo avevano catturato in precedenza, si avvia coi suoi compagni lungo una via indicata loro dagli stessi fascisti i quali, però, avevano già un loro progetto (ce l'aveva il fascista disegnato): un bambino che si trovava da quelle parti vide i volti dei fascisti che già, dopo aver rilasciato i prigionieri, si erano messi di nuovo sulle loro tracce allo scopo di eliminarli a tradimento (non era conveniente uccidere dei prigionieri mentre erano ancora detenuti) durante la notte. In tal modo la loro uccisione poteva essere giustificata sostenendo falsamente che i prigionieri erano fuggiti. Ismano sente il profumo del miele e ne gode come fosse il segno della riacquistata libertà, ma ben presto quel profumo dolce si mescola all'aspro del piombo e della polvere da sparo. Improvvisamente vede uno dei loro carcerieri che sta mirando alle spalle di Salvetti, uno dei suoi compagni, e lo ferisce (egli dice "si rompe"). Ismano grida "infami" ai fascisti che li stanno braccando, poi i tenenti si chiamano fra di loroe si fanno sentiore sempre più vicini dai poveri fuggiaschi, fanno sentire loro il fiato sul collo per godere anche della loro paura. Alla fine i sei prigionieri, appena rilasciati, vengono uccisi a tradimento in un inferno di piombo che squarcia la pace del bosco. Ismano ricorda di averle viste, le pallottole (il piombo), mentre volavano e di aver provato, come ultimo sentimento terreno, molta tristezza, per l'impossibilità di reagire alla ferocia di coloro che egli chiama "pagliacci paranoici", ma anche per quella inutile follia che lo portava alla morte a soli venticinque anni. Rammenta che alle dieci lui morì (venni sgiunto) e che alle dieci questo tale Pizzetti (forse uno degli assassini o mandanti?) ipocritamente era in chiesa, forse a pregare. Mi dice che ho ricevuto molti aiuti proprio da Sant'Erasmo che, lo ricordo, è conosciuto anche col nome di Sant'Elmo, e lo ringrazia perchè senza la sua mediazione a nessuno sarebbe consentito fare ciò, ossia comunicare con noi che siamo ancora qui sulla Terra e allora tutti coloro che devono ancora compiere la propria evoluzione rimarrebbero "in grotta lassù", ossia celati alla nostra percezione e non potrebbero più parlare di quanto ancora li tormenta. Poi si rivolge a me direttamente e mi informa delle difficoltà che ha avuto per venire da me, ossia per scendere sul piano terrestre. Mi mostra affetto e gratitudine quando predice che, quando sarà il mio momento io "cenerò" con lui per ringraziarlo. Sicuramente lo farò. Mi lusinga dicendomi che mi porta ammirazione ed è contento pensando che la sua morte servià anche per portare me sempre più al cospetto di quei meravigliosi spiriti che tanto hanno voluto donarmi, sebbene ne fossi indegna.

COMMENTO

Dolente si, ma anche intriso di speranza ed affetto è questo racconto che ci viene offerto dalle nostre guide nell'aldilà per aiutarci a riflettere sul valore di un principio inviolabile: gli uomini hanno, tutti, lo stesso valore agli occhi del Signore. Questo povero ragazzo, la cui vicenda è sconosciuta ai più, è comunque caro al cuore di Sant'Erasmo che lo conduce a parlare con noi affinchè possa farci dono del suo racconto. Le ricerche che ho effettuato con l'aiuto dell'ANPI mi hanno portato a conoscenza del fatto che Ismano, detto scherzosamente "Mignotto", nacque a Pontecimato, una frazione di Massa Carrara nel 1919 o nel 1920. Partecipò alla lotta partigiana più per convenienza che per convinzione, nella formazione "Buozzi", emanazione della Brigata Garibaldi di Carrara. Fu arrestato dalle S.S tedesche ad un posto di blocco a Sarzana, mentre tornava dalla zona di Parma con un carretto pieno di farina e generi alimentari che aveva ottenuto per baratto. I tedeschi lo rilasciarono insieme ad altri sei compagni, ma essi furono subito di nuovo catturati dai cosiddetti Mai-Morti, ovvero la milizia Mussolini delle brigate nere, chiamati Mai-Morti perchè avevano sia sul berretto che sulla casacca le insegne di due emme (M-M). Vennero incarcerati e poi subito rilasciati ed avviati verso nord. Ma, poichè erano di impaccio alle manovre dei fascisti, questi ultimi presero la decisione di fingere di rilasciarli e poi, dopo averli braccati lungo la strada, li uccisero alle spalle, proprio come lui stesso mi narra. I cadaveri rimasero nel cimitero di Sarzana, dove vennero portati da alcune suore, per due mesi, senza che nessuno andasse a riconoscerli. Poi, finita la guerra, il marito di sua sorella decise di andare a cercarlo non avendolo visto far ritorno e, saputo di quei cadaveri irriconosciuti e sospettando che fra essi ci potesse essere Ismano, si recò al cimitero di Sarzana e lì lo riconobbe per il pollice di cui, a causa di un incidente sul lavoro, era rimasto solo un moncherino. Attualmente le sue spoglie riposano nel cimitero di Turigliano, ad Avenz, assieme a quelle di suo padre.

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