Della vanità: ovvero la pazzia di amarsi troppo

Vi ho già avvertiti altrove: motivi di stupore e meraviglia ce ne sono davvero molti e anche questa registrazione ce ne darà prova. Effettuata il 10 ottobre del 2008, questa registrazione vede come protagonisia, oltre al caro Sant' Erasmo, una mia parente e, nella parte finale, suo marito. Per tutelare la privacy di persone ancora viventi e della mia stessa famiglia, preferisco omettere il nome delle persone coinvolte, dico soltanto che entrambi erano miei zii, di loro conservo un chiaro ricordo sebbene li abbia conosciuti poco, in quanto vivevano in una città diversa dalla mia e ci siamo incontrati di persona poche volte quando io ero più giovane. Dico subito che questa coppia non aveva avuto figli, probabilmente per volontà di lei che, essendo una bella donna molto attenta alla sua immagine e alla sua figura, temeva la gravidanza come un attentato alla sua linea e perfezione. Voglio però sottolineare l'argomento portante di questa registrazione che è sicuramente la vanità, il troppo amore per la propria immagine, la troppa cura rivolta solo verso se stessi: un peccato davvero grave, una colpa per la quale questa donna ammette di essere stata "matta". Facciamo tesoro di questa lezione, cerchiamo di vivere con gli occhi rivolti un po' più verso gli altri e verso l'alto che non verso noi stessi: in fondo, e lo sappiamo bene, non è certamente il corpo il veicolo per affrontare l'eternità. Nelle parole di Sant' Erasmo, vorrei farvi notare l'usuale tono che mescola severità e amore: in quei giorni mi apprestavo a partire per pochi giorni, ma come al solito i miei allontanamenti non sono ben visti nell'aldilà e la mia cara guida mi redarguisce, anche per certi pensieri dubbiosi che avevo avuto leggendo un saggio che faceva risalire l'immagine di Gesù Cristo al mito del dio persiano Mitra, e vedrete come questo pensiero venga immediatamente fugato dai rimproveri di Sant'Erasmo. Leggete nel dettaglio questa registrazione, è veramente molto interessante e istruttiva, specie in un mondo come questo dove l'immagine, l'apparenza, pare aver sostituito qualunque bisogno di sostanza e di essere.

Quando gli pare, radici vende il Re.....

SANT'ERASMO

S’intuisca, l’arancia a significare:
e si offre di lei in giro e là più rischio e si muore.

S’andrà ad analizzarne: arriva voci.
Sappi che dei non è esistiti,
in amore ti suono una musica, e di oro, a te:

quando gli pare, radici vende il Re.
Se rallenti gli utili su,
si fa là finì stì arti che fai, siii.
I plausi gli si tira, può.
In là hai ressa, a loro che gli scrivi?
Sono schiavi di qui, lo sa chi parte.
E si subì fede e chi la finge errò(re) è.
Nerofumo finisce e arriverà.
Mi devi uscire di là a usci rinchiusi,
più vuò uscì di là, oltre vedi
.
Sai resti a molti rischi,
lì trova e bussi e so qui!

Tu respira qui e..ora ti dirà le rose.
Dirai io resto in crisi:
e non ammattire, a crisi (ri)medi.

Più l’amor fede arriva,
verrà se aiuti chi va a patì nei ratti.


LA MIA PARENTE

Dissi: “Dolon gli specchi,
dignemur cestinar”.

Strali di là a liberà, alzà l’occhi.
Se hai sui libri ciò, parlai di ciò:
svelati nei muri ce n’era più lui,
c’è chi nun vò fallì: ci sono i monaci,
e tu respira è un segrè.
E tu a uscire, chiosando, aiuti me, zia.
E a eliger vestiti un attimo uscivo,
ma già da lì darò il cielo vero,
ma i ladri vittimizzano, eh!
E di là agirai in nos.
Le mani già mie posto ho a piaceri
voi l’anelli?

Poi visti li date in tre,
fan recitare, lo sai,
irosi che dici di costà e allibisco
familiari in Terra.

Lì, beà, ammirai in nos
e sbagliò, ero matta.
Aspetti, ho messaggi:
pelle c’è da lì?

C’è chi riesce, morte fa finir:
ciò nel Re!

Sti libri berresti e sublime Signore è a fa: c'hai più ospiti.


IL MARITO

Qui arrossivi, lo zio qui dà riviste
alli vivi.
C’è qui nipò, zio fa, ho annuì,
de sti musi de pesce
due ----- è abbasc….






SPIEGAZIONE DEL TESTO

Con questa prima frase, un po' sibillina, la cara guida intende dire una cosa molto semplice: anche l'arancia, meraviglioso frutto di per sé innocuo e che si può offrire a chi vogliamo con tutto l'intento di fargli del bene, può qualche volta provocare soffocamento, rivelandosi in realtà anche pericolosa. Mi dice che "mi suonerà una musica", nel senso che mi dice chiaro e tondo che gli dei non sono mai esistiti, e che questa storia del parallelismo che tanti fanno tra il mito del dio persiano Mitra e la figura del Cristo è una vera sciocchezza (sottolineo che avevo avuto soltanto un attimo di fugace dubbio durante la lettura del testo incriminato), e ciò perché Gesù Cristo, quando lo desidera, ha ancora ci fa conoscere dentro la nostra persona le radici del suo essere. Mi spinge come sempre a cercare di aumentare il ritmo di lavoro nelle registrazioni, altrimenti di là non mi daranno più la possibilità di contattarli. Poi, per consolarmi, mi dice però che mi mandano giù di loro plausi per quanto vado facendo; mi informa che di là c'è una vera e propria ressa di e entità che hanno bisogno di venire a parlare e allora, mi chiede, visto che stavo per partire, chi scriverà per questa gente nei giorni della mia assenza? Li definisce "schiavi di qui", quasi fossero bloccati nella loro condizione, quasi che per poter avanzare avessero bisogno di confessare ancora le loro mancanze. Poi mi ricorda che egli subì il martirio per la sua fede e che proprio per questo ritiene un errore fingere di avere fede quando non la si ha sul serio: mi invita dunque a uscire dal mio mondo chiuso per riuscire a guardare oltre in modo da poter approfondire e fortificare la mia stessa fede. I rischi che corro sono ancora molti, dovuti all'incredulità e alla mia umana debolezza, ma egli, nella sua infinita bontà mi rassicura dicendomi che, tutte le volte che busserò alla sua porta, lui ci sarà. Dopo tutti questi rimproveri, mi invita a tirare il fiato perché ora mi dirà le cose belle, le "rose" come dice lui: mi dice di non restare in crisi per le sue parole, che la mia fede si rafforzerà se accetterò di aiutare le anime di coloro che non si trovano in una buona condizione nell'aldilà lasciandoli venire a parlare tramite il registratore.
Entra in scena la mia parente con una frase che utilizza un termine latino; in poche parole ella dice di aver detto che, poiché era invecchiata, le faceva male guardarsi allo specchio per cui voleva eliminarli completamente dalla sua casa, e questo ci dà subito la misura del personaggio. Avverte che gli strali che ci arrivano di là servono per liberarci, per farci riflettere sul fatto che dobbiamo alzare gli occhi, ovvero dobbiamo considerare i valori veri. In seguito ella fa riferimento a un episodio ben preciso e che avevo quasi dimenticato: più di un anno fa, analizzando una foto fatta in un ristorante dove c'era una grande vetrata, mi era parso di vedere apparire proprio sulla vetrata numerosi visi "dell'aldilà", tra i quali mi parve di scorgere il viso di un monaco con la chierica e quello di tanta altra gente sconosciuta; ora la mia parente mi rammenta l'episodio dicendomi che di questi fenomeni ne ho già letto nei miei libri di parapsicologia e probabilmente si riferisce al fatto che tra i visi c'era anche quello di "lui", credo si riferisca a suo marito. Iil fatto che loro possono farsi fotografare nei vetri è ben noto a molte persone, e lei mi dice che questa loro possibilità è un piccolo "segreto". Mi dice che l'aiuterò spiegando il senso delle sue parole; lei, che tanto adorava e vestiti, ci rammenta che basta un furto per rimanere senza l'oggetto dei nostri desideri, un oggetto fatuo dunque. Rammenta di aver amato e gioielli, e che le sue mani, per lei, erano solo un mezzo per sfoggiare anelli. Dice che siamo in tre a poter contattare l'aldilà e a far recitare loro le loro strofe, strofa con la quale lei prevede di meravigliare i parenti rimasti sulla terra, i quali forse non si sarebbero mai aspettati da lei questa confessione. Dice che ha passato la sua vita ad ammirare beata se stessa e che perciò era matta, ora se ne rende ben conto. Mi dice di aspettare che ha ancora un messaggio: nonostante io sia ancora nella mia pelle, sia ancora viva, riesco a far finire, con le registrazioni, il silenzio impenetrabile della morte, a far cessare i suoi effetti di irreparabile separazione e ciò grazie alla volontà del nostro sommo Re (qui ci danno una prova ulteriore che la metafonia è effettivamente la prova per eccellenza per dimostrare la sopravvivenza dell'anima). Dice che i libri che nasceranno dalle registrazioni, dovremmo addirittura "berli", assimilarli fin nel profondo, poi mi presenta l'ospite finale, suo marito. Egli si presenta dicendo che arrossirò per il contenuto di una busta che mi consegnerà, in cui evidentemente è contenuto qualche segreto nascosto durante la sua vita, mi dice che ha accettato di rivelarlo e quindi lo fa, dopo essersi definito, non so bene perchè, "muso de pesce". Ritengo il contenuto della sua rivelazione molto delicato e, per ovvie ragioni di privacy, preferisco non divulgarlo. Troverete dei trattini al posto del termine preciso che lui pronuncia.

COMMENTO

Trovo veramente bellissima la metafora iniziale con cui si apre questa registrazione: Sant' Erasmo ci fa riflettere su come anche cose apparentemente innocue, anzi benefiche salutari come può essere un'arancia, possono mostrare una natura diversa e rivelarsi perfino pericolose. Tutto, cioè, può avere una doppia natura, bisogna muoversi sempre con prudenza. Come già nella registrazionein cui ho ricevuto chiarimenti sul tema degli alieni, anche in questa registrazione "loro" dimostrano di conoscere alla perfezione anche i miei pensieri, per cui vengo efficacemente redarguita a non sospettare, nemmeno lontanamente, che tra il mito del dio Mitra e la figura di Gesù Cristo, ci possano essere delle assonanze. Questo dubbio, infatti, lo avevo formulato solamente nella mia mente senza confidarlo a nessuno. Anche lo stimolo continuo a non tralasciare le registrazioni è un tema ricorrente. Bellissime sono le rassicurazioni che il Santo mi fa a proposito della mia fede: spesso ho confidato a lui che molte volte sento la mia fede non abbastanza forte e salda, in fondo è poco tempo che mi sono riavvicinata alla mia religione, ma egli mi rassicura invitandomi a continuare il percorso di ricerca spirituale che va condotto allontanandosi dalla materialità e sostenendo che, più aiuterò con le registrazioni le anime che lui mi porterà, più la mia fede si rinforzerà. Avevo già notato che i personaggi che vengono a parlare, vengono scelti in base a una loro particolare caratteristica, caratteristica che può essere utilizzata dal Santo come paradigmatica in prospettiva educativa, e a anche stavolta viene scelta questa mia zia, peraltro da me conosciuta pochissimo, perché ella incarni il peccato di vanità. A quanto mi è dato sapere, ella è stata davvero vanitosa, al punto di fare della sua persona tutto il suo universo e ciò è veramente un grave peccato. Rivolgerle tutte le proprie energie e solo verso se stessi è l'effetto di quell'egoismo che nell'aldilà tanto deprecano, è il contrario di quel sentimento di amore e compassione che loro ci spingono sempre ad avere verso gli altri e che sarà la sola moneta che potremo spendere quando arriveremo anche noi nell'altra dimensione. Vorrei precisare che mio zio, nelle poche parole che pronuncia, mi affida un segreto molto importante per lui: non ho fatto e non farò nulla per avere dei riscontri su questa cosa perché ritengo che la serenità delle persone sia più importante della mia curiosità.

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