Un'anima dannata: nell'inferno vero

Prima di addentrarci in questa registrazione, vorrei esprimere cosa esattamente penso riguardo al concetto di "inferno": rifacendomi alle parole di Gesù Cristo, il quale ripetutamente invitava i suoi discepoli ad avere estrema cura della qualità dei propri pensieri, vorrei invitare anche voi a riflettere con cura sul significato e l'importanza che questa esortazione hanno, specialmente nel momento in cui l'anima, liberata dal corpo fisico, prende coscienza dell'enorme potere creativo del pensiero. Ed è proprio in quella condizione che la qualità del nostro pensiero, del nostro atteggiamento mentale, assume un'importanza vitale per la nostra condizione: se siamo stati abituati ad essere crudeli, a considerare normale l'egoismo e la violenza, il mondo che vedremo intorno a noi assumerà lo stesso aspetto e la stessa bruttura di ciò che siamo capaci di esprimere con il nostro pensiero, il nostro essere, la nostra essenza, quella che abbiamo costruito nell'intera esistenza terrena. Il personaggio dannato che sentirete di seguito si è creato da solo, con la propria perfidia, l'inferno di cui ora è vittima, nessun Dio ce lo ha relegato, è la sua condizione che, dandogli la misura della sua lontananza dall'amore e dalla compassione divina, abbassa talmente tanto le sue vibrazioni da allontanarlo dalla Luce e dalla grazia in un esilio volontario che non è dato sapere fin quando durerà. Chiarito questo, ho la speranza di aver tranquillizzato quanti tra voi, sono persone normali, decenti, pur con tutti i loro difetti e vizi, come tutti noi: a dover temere l'effetto di ritorno dei propri crimini sono solo, appunto, i criminali, coloro che vivono ostinandosi a rifiutare Dio che è Amore assoluto ed incondizionato. Ho riflettuto molto sull'opportunità della diffusione di ciò che segue, ma se lo scopo di queste comunicazioni è quello di farci capire che davvero risponderemo, dopo la morte, del nostro operato, allora, mi sono detta, non posso certo essere io a decidere di escludere una comunicazione che Sant'Erasmo ha permesso che avvenisse. Il primo pensiero che ho avuto è stato quello che allora Dante non era molto lontano dal vero quando ha scritto il suo "Inferno", e che mi pareva quasi di calcare le sue stesse orme "camminando" dietro al mio Virgilio che, in questo caso, è ancora la mia guida Piero. E' sconcertante, e me ne rendo perfettamente conto, per gli uomini che calcano la Terra nel ventunesimo secolo, trovarsi di fronte alla realtà di questo luogo che così scientemente abbiamo cercato di occultare, ridicolizzare, eliminare finanche dal nostro immaginario, relegandolo nei sotterranei di quello spirito medievale che tante volte, sbrigativamente e stupidamente, classifichiamo come "epoca oscura". Chi parla d'Inferno, oggi, rievocando le sue sulfuree atmosfere, viene, a dir poco, tacciato di oscurantismo ed arretratezza culturale, viene collegato a quel mondo semipagano e superstizioso che la moderna scienza ha ricacciato nella soffitta degli stupidi miti culturali che hanno informato il passato dell'umanità e che deve essere rimosso per favorire progresso e sviluppo senza alcun freno, nè morale, nè legale, nè spirituale. Perfino la Chiesa, a volte, mostra quasi pudore a parlare dell'Inferno quale luogo di pena eterna e senza fine, quasi ciò stonasse nella Misericordia del disegno divino che secondo il nostro modo di vedere tutto dovrebbe, alla fine, abbracciare e perdonare, ma tant'è, in questa registrazione sono proprio le anime dell'aldilà a confermarci la sua esistenza e l'esistenza dei demoni che in esso vivono. Ci piaccia o no. Del resto testimonianze circa l'esistenza di questo luogo d'inconcepibile bruttura e tristezza sono state rese anche da innumerevoli santi cui è stato concesso visitarlo con lo spirito (un esempio: Santa Brigida di Svezia). Dell'anima cui viene permesso di venirci a parlare dalla misericordia divina, sappiamo solo il nome, Simone, e che in vita è stato un medico dedito a crudeltà davvero terribili. Tutta la registrazione è pervasa da un senso di angoscia che già Piero mi comunica avvertendomi del rischio ma garantendomi anche protezione: l'ineluttabilità della Legge che opera incessantemente nel separare il Bene dal Male nell'Aldilà è davvero sovrumana, mostrandosi nella sua infallibilità e giustizia come un perfetto meccanismo che vigila a tutela dell'armonia che governa i mondi. Nulla sfugge, dunque, all'Arbitro supremo, tutto sarà riportato nella giusta dimensione, nulla e nessuno resterà fuori dal posto che gli spetta per le proprie azioni, ciò che ha guadagnato con la vibrazioni del proprio essere gli sarà sicuramente consegnato, ma non da un Dio vendicativo, no, bensì dalla quella stessa Legge perfetta che opera già dentro di noi mentre siamo in vita e i cui meccanismi, intimamente, sappiamo di conoscere bene. Un particolare: sentirete, ad un certo punto, le grida impressionanti dei demoni che vengono scacciati da Piero prima di far parlare l'anima che è stata riportata per un breve tempo, come mi viene spiegato, negli ingressi dell'Inferno. La mia guida, certo, per fortuna non può oltrepassare quella maledetta soglia da cui intravediamo un dolore inimmaginabile ed una desolazione sconcertante. Che Dio ce ne tenga lontani!

Ti manda a degli abbietti, lo fa la Legge......

PIERO

Le voci te le trasmetto,
distinta sta lì,
ci offri o no i bicchieri?

A noi ci dai le sorti
due rose gialle t’ hanno messo,
alle radici per te levai.

Pigliami là misure:
poi vedrai un demone,
è rischio qui.

E aspetti lì, stè chi sfidò a lei di sfuggir:
Simone leggi,

farò allora sipario e lo conosci,
ce n’è di ladri e sperai che le note
cela a chi ne manno,
si sveglia di qua,
ci lascia lì negli ingressi, là.
E là si magna i teschi,
le giuro e a questi teschi gli telefono
ne è due stì mostri e vai fori!
(urla orripilanti)
Poi Re peso lo donò a chi si dà all’altruismo.
E noi, si è misteri de più fasulli per me,
chiederò, farò balenar eserciti!

Ah, però attira lì,
finì esule, definì rotte e le disse:
Le fibre si ho dei pargoli”,
disse è l’indole a sdoppià,
eh, qui ne vedi!


SIMONE

La virai, gli do le spalle in un baleno,
era facile dovunque!

Non è sedata, ahi, che taglia avrai?
Tavor più assimila, a pezzi le fo.
Allungai la merda ma mi misero qui.
C’ho ospiti e mi rende pedate là,
e ai nati io tiro i cuori chiedi?
Fu una strage e a pensà chi ero là…
Ma non è finita bene.
Mò sono stanco e triste,
né aggregai, vedi, suo pezzo
poiché era un gioco.
Una spia era lì,
te depenna con i giornali
arabo lui è, se l’aiuti spose venderò.
E a indisponente:
 ne sai abbastanza già da rinunciare.

“E’ radiato e lei ci ubbidirà,
chiudine i ranghi, esce!”
La feci uscìre nel vasino che si opera.
E noi fulminati da lì:
quell’Arbitro! E lame rasero,
Tu metti i nastri e sentirai,
e come mai servirò.

Ti manda a degli abbietti,
lo fa la Legge,
ce n’è di magia!

Poi, appena chiude orchestra,
c’è a ribollire!

Si ridà un giro alla cinghia,
guai a ridere!

Or salutala, poi qui resto
E d’inermi circondatevi!







SPIEGAZIONE DEL TESTO

Piero giunge dicendomi di avere la distinta delle voci da trasmettere e per questo chiede se voglio festeggiare offrendo metaforicamente i bicchieri per brindare. E per il fatto di permettere a loro di migliorare la loro condizione ascoltando le registrazioni, mi dona un'immagine bellissima: mi hanno messo due rose gialle che lui raccolse per me. Ma subito mi avverte di "prendere le misure" per prepararmi adeguatamente al rischio che sto per affrontare perchè sto per "vedere" un demone, un'anima dannata che sfidò la Legge divina di riuscire a sfuggirle. Si chiama Simone e per farmelo conoscere Piero appronterà la scena sulla quale egli verrà a parlare. Piero spera di tener celata la mia identità poichè avrà a che fare con anime malintenzionate (lui li chiama "ladri") che potrebbero approfittare del mio registratore, poi mi dice che quest'anima verrà da noi che restiamo negli ingressi, a sicura distanza. Per consolarmi dell'angoscia che provo egli mi dice Gesù (il Re), dona proprio agli altruisti i pesi maggiori. E comunque, egli mi rassicura ulteriormente dicendomi che, se avrà il sospetto della presenza di demoni più "fasulli", chiederà aiuto, farà balenare a loro il riflesso della armi gli eserciti degli angeli! (E' un'immagine davvero strabiliante). Poi ecco che appare l'anima di Simone, e già Piero mi dà un'idea di ciò che ha commesso: egli, incolpando un suo sdoppiamento di personalità, disse ad una donna che probabilmente si era rivolta a lui, medico, forse per un difficile parto gemellare, di avere solo le "fibre" dei suoi pargoli, i resti, dopo averli uccisi deliberatamente, durante un terribile intervento chirurgico. Quello che si presenta alla nostra sensibilità, attraverso le parole di quest'anima è disturbante come una scena tratta da un film dell'orrore di quart'ordine. Quello che vedo io è una donna non ben anestetizzata che sta per sottoporsi forse ad un parto cesareo gemellare, allora Simone, che dopo ci confermerà di essere stato una personalità di rilievo sulla Terra, le fa dare del Tavor per stordirla un pò di più, procedendo senza alcun rispetto delle norme di comportamento in tali casi, e già quest'azione gli è stata fatale per il suo destino nell'Aldilà. Mentre parla, dice di avere degli ospiti (forse demoni) che continuano a tormentarlo con pedate. Poi, beffardamente si rivolge a me che ascolto e mi dice se per caso non mi sto domandando se egli ha espiantato i cuori ai bambini appena nati forse per rivenderli (e mi fa intendere di averlo fatto effettivamente). Dice che fu una strage e pare quasi contrito al pensiero di chi era qui, quando era in vita, chissà, magari un medico di fama. Pare mostrare sentimenti "umani" quali la stanchezza e la tristezza, anche al pensiero di non aver "aggregato", ossia ricucito la ferita della donna, perso nel suo delirio che gli faceva vedere la scena orribile come un banale gioco. Ma la giustizia che Simone ha subito lo ha colpito già sulla Terra, mentre era ancora vivo: infatti qualcuno, una spia, un arabo, minaccia di denunciarlo ai giornali, allora Simone gli fa una proposta: per comprare il suo silenzio gli offre in cambio delle donne da sposare. Poi quest'anima si rivolge a me con sfida, quasi, e mi invita ad andarmene che oramai già ne so abbastanza, evidentemente gli fa male rammentare gli eventi che lo hanno portato alla dannazione. Comunque egli finirà radiato dall'Ordine dei medici e qui pare di intendere che egli ha commesso un altro delitto contro colei (forse una donna da come lui ci dice che l'ha fatta uscire dentro al "vasino) che ha preso la decisione di radiarlo. Poi, ecco che entra in gioco l'Arbitro supremo che viene a raderlo con le lame ineluttabili del destino. Simone si raccomanda di far sentire a tutti il suo racconto inciso sui nastri (mi raccomando servirò, dice), sa che coloro che ancora vivono possono trarre un grande insegnamento dalle sue parole. Il brano che segue è davvero molto interessante: egli dice che la Legge suprema che Dio ha stabilito, quella di causa ed effetto, agisce perfettamente, come una magia, separando nettamente i giusti dagli ingiusti e mandando questi ultimi "agli abbietti", ossia fra i peccatori, all'inferno. Tristemente chiude la sua registrazione informandomi che, appena finito il compito di comunicare con me, lui tornerà a ribollire nel fuoco dove viene tenuto da una cinghia stretta e guai a ridere, ci avverte! Mi saluta e ci lascia un consiglio: quello di circondarci di persone buone.

COMMENTO

Il trionfo della ragione smarrita, del senso della misura che si diluisce nella banalità di gesti che, avendo perso ogni senso morale, appaiono, sebbene mostruosi, normali, "un gioco" come lo stesso Simone dice ad un certo punto. In questo brano ci confonde quell'alone di pura follia dietro la figura di un professionista rinomato, all'apparenza normale e perfino stimato, alone che tante volte scorgiamo in tante persone senza riuscire a calibrarne l'effettiva portata, il reale pericolo. Persone che sono state tradite dal proprio delirio di onnipotenza, dalla superbia di credersi al di sopra della legge divina e finanche del dolore umano. Simone, probabilmente, in vita non amava nemmeno se stesso ed uno psichiatra saprebbe ben tratteggiare il ritratto di una personalità autodistruttiva il cui unico freno è stata solo la morte. Un uomo senza punti di orientamento, perso nella celebrazione dell'ego mostruoso che lo ha autofagocitato, sprezzante anche nella morte, disturbante con lo spettacolo della sua pena inaudita, esibita senza mostrare dolore o pentimento per quanto ha fatto. Quegli eventi oramai lontani nel tempo e nello spazio sono per lui come immagini vuote, armi disattivate, prive di qualsiasi potenziale taumaturgico ed è proprio questa incapacità di comprendere il male che si è fatto che sbalordisce anche perchè riconosciamo quest'atteggiamento anche in tante persone che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Simone non ha saputo far frutto di quanto aveva pur ricevuto : l'intelligenza, la capacità professionale, la forte personalità, ed ha mirato a porsi sul trono dell'autocelebrazione, sicuro che nessuno, al di fuori di lui, gli avrebbe mai chiesto alcunchè. Lui si era già assolto, come vediamo fare a tanti oggi sulla Terra, ma l'Arbitro e la legge dell'Armonia che scandisce l'eterno, non erano dello stesso suo avviso ed è questo che, alla fin fine, dobbiamo cogliere nelle parole di quest'anima perduta: le regole del bene e del male, della cause e degli effetti, sono state prefissate da Dio stesso, e nessuno di noi ha il diritto di sentirsi al di sopra di esse in nome di una propria visione, peraltro limitata ed incompleta, della realtà che ci appare.

image