Sant'Erasmo, dopo il suo breve avvertimento, porta Christian, zio di Davide, e Francesco il "dolente" papà di Lucia - 11/07/2012

Gli assalti mussulmani ai cristiani, i loro feroci eccidi compiuti in nome di quel loro violento dio contro chi segue la fede nel Figlio di Dio, Gesù Cristo, angosciano perfino i santi del cielo (e Sant'Erasmo qui esprime il suo dolore per questo) ma non certo la nostra Unione Europea che, quando si tratta di legiferare per mettere fuorilegge il cioccolato puro o alcune nostre specialità alimentari si muove con rapidità felina, ma quando si tratta di difendere i cristiani, ovunque nel mondo essi siano, pare indifferente a qualsiasi sollecitazione. Tutto stravolto, tutto alla rovescia, tutto sbagliato: stiamo svendendo millenni di civiltà e conquiste civili, morali e sociali in nome di un rispetto a senso unico, che non pretende nemmeno lontanamente di essere ricambiato. La "religione della pace" come gli arabi definiscono l'islamismo, ha, fino al momento che scrivo, organizzato ed effettuato, dal 11 settembre del 2001 ad oggi, ben 19.217 attacchi mortali contro chi mussulmano non è (la mia fonte è il sito http://www.thereligionofpeace.com/, se comprendete l'inglese dateci un'occhiata, è semplicemente spaventoso il numero dei morti ammazzati dagli islamici "pacifisti" che vengono quotidianamente conteggiati nel sito da un contatore). "Contra facta non valent argumenta" , dicevano i latini, ossia, contro i fatti non servono le argomentazioni di alcuna sorta. E questi sono fatti. E S.Erasmo lascia intravedere un futuro non certo roseo, anzi....
Dopo il santo due familiari attesi dai loro cari: Christian, zio di Davide, e Francesco, padre di Lucia. Lucia ha altre cinque sorelle con le quali da tempo non c'è più alcun rapporto per dissapori forti all'interno della famiglia, e tali dissapori fecero si che, della morte di Francesco, Lucia non fosse nemmeno avvertita per un ultimo saluto. Ecco perchè lui si presenta come il "dolente", questa situazione lassù gli pesa tantissimo e lo addolora.

La croce pigli là, s’alza grigior qui….

SANT'ERASMO

In noi c’è ospedale,
più m’è giù angosce gli arabi: è qua libri!
Troppe micce, era, vedi, cercà lì papa!
La croce pigli là, s’alza grigior qui….
Forza, ha lì grigio,
c’ho là dire e voci va,
son da lì giù che grido!

 


CHRISTIAN

C’è fissare de qua,
oh, qua mirà, se vola!
E a arabi, su, dire radio d’acquistà giù,
c’è verità de qua,
nun gradì giù? Dole…
morte? Mai vedeva, so lì!
Do, dare: ci spero che raccoglievo due Ostie, ah!
Poi bacia,
lì già accoglieva le onde lì giù,
dì: vengo a trovà là, si,
e…c’è Re!

 


FRANCESCO

Ahi! Hai il dolente qui de pista,
figlie, qua mò era da apparà lì giù!
Perché costaggiù giuro che fa Amor busta!
Oh porte aprite e dì, bischera!
Da noi si sta ammaestrà:
là addò siam ricordate!
E pà per tutti fa,
ah l’è dolore di questo core…..
qua è santi, prega di lì,
lì vetrata, ha note!
Ah, l’è novi de là?
Sente? Ho lì radio e giù là li ritrova!
Se là odi, delitti de là!

 

 

 

SPIEGAZIONE DEL TESTO

I loro messaggi sono un "ospedale" dove si curano errori e false credenze, ma una grande angoscia viene a S.Erasmo proprio dagli arabi che credono in falsi libri, i libri della verità sono qua, con Cristo, dice il santo. Tra gli arabi, spinti dalla loro stessa religione, troppe "micce", troppi attentati esplosivi (non ultimi quelli che in Nigeria hanno ucciso decine e decine di cristiani), bisogna cercare la verità che proclama il papa di Roma perchè la violenza cessi e non venga più accettata come metodo normale di confronto con chi non la pensa diversamente. Cristo ha portato la divina logica della non violenza su questa terra, essa non è affatto un'invenzione dei movimenti pacifisti degli anni '70 nè tanto meno di Gandhi. Bisognerà prendere la nostra croce, dice il santo, che si alza il grigiore intorno a noi, quello dell'oscurantismo e della violenza. Forza, mi spinge il santo, vai avanti con le registrazioni che ho tante cose da dire laggiù, dov'è tutto grigio ormai, lui è quaggiù che grida per indicarci l'unica strada della salvezza.
Christian, rivolgendosi al nipote, gli dice subito che bisogna fissare lassù, solo fissando al Cielo e ai suoi insegnamenti si può "volare", ci si può innalzare verso Dio. Agli arabi, di cui ha già parlato il santo, dice di comprarsi una radio per fare metafonia e scoprire così la verità: dal cielo più elevato si parla in nome di Gesù Cristo Figlio di Dio e Nostro Signore, non certo di Maometto, questa è la verità. La verità, appunto è questa, dice Christian e se giù non è gradita a loro duole molto. La morte? Christian dice a suo nipote di non sapere cos'è, non l'ha proprio vista, tant'è vero che ora è qui che ci parla dal registratore. Mi dà un messaggio affinchè io lo dia a suo nipote: lui spera che gli vengano fatte celebrare due messe in suffragio (due Ostie, due celebrazioni eucaristiche, che sono poi quelle che vanno più a loro beneficio spirituale). Manda baci ai suoi cari ed è contento perchè sa che suo nipote già accoglieva bene i messaggi che giungono tramite le onde. Viene anche a trovare, quando gli è consentito, la sua famiglia dal cielo, li visita in spirito e saluta confermando che c'è davvero il Signore lassù.
Francesco, per dirci subito qual'è il suo stato d'animo, esordisce con un "ahi" di dolore. Dice che ho il "dolente" nella pista del registratore. Si rivolge alle sue sei figlie e dice loro che ora è il momento di "appararsi" (Francesco era napoletano e qui dice un termine dialettale che significa "mettersi d'accordo", "mettersi in pace"). E ciò perchè ci giura che a permettere che vengano date queste "buste" dall' Aldilà quaggiù, è proprio l'Amore, quello divino, ovvio. Rivolto ancora alle figlie dice loro di aprire le "porte" le une verso le altre e poi a Lucia, chiamandola affettuosamente "bischera" (Francesco aveva vissuto tanti anni in Toscana per cui conosceva anche la terminologia toscana nella quale questo termine significa "stupida"), dice di parlare loro di quello che lei ora sa tramite questo sito. Loro ci ammaestrano anche dicendoci di ricordarci sempre del luogo dal qaule loro ci parlano, l'Aldilà, ove tutti andremo un giorno per essere giudicati. Lui, che si definisce affettuosamente "pà", fa il tifo per tutte le figlie, non fa alcuna differenza fra esse, e per le loro divisioni ha tanto dolore nel cuore. Ci sono i santi lassù, chiede a Lucia di pregarli, dice che io ho come una "vetrata" attraverso la quale loro possono parlare e io ricevere le loro "note". A chi è nuovo del sito, a chi si sta accostando per le prime volte a questa meravigliosa realtà, Francesco dice di sentire la realtà: lui ha una "radio" dall'Aldilà che gli permette di parlare e ritrovare sua figlia sulla terra. Chiude dicendoci che odiare quaggiù è un delitto.

COMMENTO

Straordinaria la registrazione di questi due parenti ancora così partecipi delle vicende dei loro cari sulla terra, nel bene e nel male. Francesco soffre tanto lassù per la grave discordia fra le sue figlie, e pare che ancora il suo dolore sia quello che ha avuto in terra, quando viveva nella carne certe questioni dolorose che hanno smembrato la sua numerosa famiglia per questioni di interessi ed egoismi. Quanto dolore portano ai nostri cari lassù le inimicizie fra i parenti! Se solo la gente sapesse davvero cosa provoca nell'anima di un defunto il proprio egoismo, l'inimicizia, la discordia tra fratelli e parenti! E poi sempre per gli stessi motivi, quelli dai quali Gesù ci ha messo severamente in guardia: l'attaccamento alle cose della terra, ai beni che poi si dovranno comunque lasciare, alla "roba" come la chiamava Verga nella sua famosa novella. Ma se solo ci fermassimo a riflettere seriamente che l'unica moneta spendibile lassù sono le buone azioni compiute, la carità che abbiamo mostrato verso chi è più sfortunato, l'altruismo disinteressato, allora tutto ci apparirebbe in una nuova luce, apparirebbe allora come una pura e inutile follia aver rinunciato all'amore di una sorella, all'affetto di una famiglia concorde in nome dei soldi, dell'invidia e dell'egoismo, mostri capaci di mangiare le nostre anime pezzo per pezzo e spingerci nel buio della solitudine, indurendoci fino a non farci più rendere conto della giusta misura delle cose.

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