La mamma infanticida e suicida - 22/04/2013

Il fatto, tragico, è accaduto pochi giorni fa in Lombardia. Una giovane mamma, dentista, sposata con un affermato professionista, ha prima ucciso con un coltello la figlioletta di un anno e mezzo e poi si è a sua volta uccisa, tagliandosi la gola. Si dice che fosse depressa dopo la morte della mamma avvenuta più di un anno fa, lutto dal quale non si era ripresa, e per la scoperta di una malattia ereditaria alla tiroide. Sono stata spinta a ricercare questa mamma direttamente da lassù, in maniera inequivocabile, ma di come ciò sia accaduto preferisco non parlare. E' importante, invece, che io vi presenti le poche e tragiche parole di questa donna perchè esse racchiudono grandi insegnamenti. Prima di tutto, che la depressione non può essere mai la scusa per ogni nefandezza, il cielo non la ritiene tale, che essa può essere affrontata e guarita col giusto supporto, si, ma prima di tutto smettendola di mettere se stessi al centro di tutto e immaginando di essere in una situazione tale che ci vede bersaglio preferito di tutto il mondo, uniche vittime di dolori ed ingiustizie sempre più grandi di quelle degli altri. Bisogna ritornare alle giuste misure delle cose, anche nel lutto e nella malattia, bisogna ricordarsi che esistono valori, come, ad esempio, quello della vita di un figlio che si è messo al mondo, più grandi dei nostri dispiaceri e dolori, che non siamo noi i padroni della vita, mai, in nessun caso. E' facile dire "depressione", oggi con questo termine si mascherano le peggiori scelte che un essere umano possa fare, come il suicidio o l'omicidio. So che forse quello che dico non piacerà a tanti lettori, ma io non sono per il politicamente corretto, ormai lo sapete; è colpa anche del fatto che ormai non si dice più pane al pane e vino al vino se siamo in questa tragica situazione sociale. Continuo a credere che quando ci si mette a disposizione di chi soffre dando aiuti concreti, col volontariato, per esempio, non si ha più tempo per la depressione; anche se la vita ci mette a dura prova, ci toglie il lavoro, una persona cara, la salute, quando si guarda anche verso gli altri, sentendosi parte di una comunità chiamata umanità, le difficoltà, anche se gravissime, si possono sempre superare. Esiste sempre speranza, fino alla fine. Il vittimismo genera depressione, ed il vittimismo nasce dall'eccessiva concentrazione su se stessi. Oggi eventi naturali e comuni nell'esperienza umana, come la morte di un proprio caro o una malattia, appaiono insormontabili a tanti, ma mia nonna paterna, che aveva messo al mondo 11 figli in tempi tremendi e alla quale ne erano rimasti in vita solo quattro nel giro di pochi anni per colpa di malattie oggi curabilissime ma allora mortali, non sapeva cosa fosse la depressione, ed è morta serenamente avendo accettato con forza e giusta rassegnazione i grandi dolori che il cielo le aveva mandato. Eppure quei tempi erano assai più duri dei nostri, c'era guerra e miseria, il futuro non si sapeva nemmeno cosa fosse, ma non si conosceva la parola "depressione", non c'era tempo per essa, e le persone avevano dentro un'altra forza che oggi si è persa: la fede, la fiducia nei valori della famiglia e dell'amicizia, la consapevolezza che la vita terrena è, si, un viaggio irto di difficoltà, ma anche straordinario ed unico. Oggi il vuoto di valori rende smarrita tanta gente che non trova validi punti di riferimento, e gli eventi dolorosi, ma normali, della vita appaiono baratri immensi dai quali non si può risalire mai più. Nessuno dice a costoro che ci sono tante mani tese dal bordo del baratro, pronte ad aiutare nella risalita, tante possibilità che si possono trovare se si cercano con umiltà e amore. Anche negli occhi di un figlio che ha bisogno di sua mamma.

Quassł c’ho il mutuo alla camera dura…..

LA MAMMA INFANTICIDA E SUICIDA

Oh tradire, era dire il vero, hai permesso là,
lì devo dì!

E già dare, là hai messe? Vuoi dì? Oh annà!
E’ n’arma, si discute, si, lì?
Che merda che feci ccà!
E’ un acido che giù n’ha….
Il Re godi!
Assieme, ah, lì pelle, bucava il ferro cuore da lì!
Segna: si reagisce!
Lady è n’arma che lì c’è!
Coniglie se lo si fa!
Oh, ribussi!
Quassù c’ho il mutuo alla camera dura…..

 

 

 

 

 

SPIEGAZIONE DEL TESTO

Questa donna mi dice che, siccome ne ho il permesso, posso dire che il suo gesto è stato veramente un "tradimento", lei sente di doverlo dire. Tradimento verso sua figlia, la vita, chi la amava, verso Dio che le aveva donato la vita. Chiede che le si dicano delle messe (evidentemente ne ha tanto bisogno) e mi apostrofa anche con una certa "irritazione" invitandomi a sbrigarmi nel dire che vuole messe. Le messe per loro lassù sono un'arma potente, e lei chiede perchè noi qui sulla terra stiamo ancora a discutere sul loro effettivo valore per le anime del Purgatorio. Con incredulità a sconcerto commenta di aver fatto qualcosa di equiparabile agli escrementi col gesto che ha commesso, pare che se ne renda conto solo ora, e dice che in terra lei soffriva di qualcosa che, come un acido, la mangiava dentro. Da lassù, punto privilegiato per vedere la realtà, invita chi è nelle sue stesse condizioni mentali a godere del Signore e della Sua parola, vera medicina per l'anima. Poi mi rivela che ha trafitto la sua bambina e poi lei stessa "insieme", e qui possiamo solo immaginare cosa voglia dire, forse che la sua decisione era proprio quella di morire insieme alla piccola per mezzo di un arma da taglio e pare suggerire che ha trapassato la pelle ed il cuore della sua piccola ...quanta pena! Nel dirlo lei rivive l'orribile scena ed anche questa è parte della sua pena. Ma, come rinsavita, forse grazie alla parole di spiriti superiori, mi chiede di "segnare", di scrivere che quando ci si trova a lottare con certi mali dell'anima si deve reagire, assolutamente. Anche io (lady), ma soprattutto ciò che faccio, ossia la diffusione e la testimonianza del fatto che la morte non è la fine di tutto e che i nostri cari continuano a vivere in un'altra dimensione, può essere un'arma contro il lutto invincibile che ci getta nella depressione. Poi grida che se delle mamme arrivano a fare ciò che ha fatto lei, ebbene, sono "coniglie", vigliacche che non hanno saputo lottare contro se stesse. Mi chiede di ricercarla ancora qualche altra volta (ribussi), perchè ora lei deve pagare il "mutuo" per poter stare nella camera più dura dell'Aldilà (ne avrà per moltissimo tempo), ovvero nella parte più infima delle "grotte", dove la condizione dell'anima è davvero penosissima.

COMMENTO

Mi resta davvero poco da commentare, credetemi. Sono pervasa da una grande pena, prima di tutto per quel piccolo angioletto che ora vola felice in Paradiso e al quale è stata negata l'esperienza della vita terrena che le sarebbe servita, e poi per questa donna che ora, di fronte all'orrore di quanto ha commesso, pienamente consapevole, si dispera, ancora incredula e confusa, mentre rivive innumerevoli volte, come in un incubo dal quale non sa uscire, quella terribile scena in cui il coltello, manovrato dalla sua stessa mano, oltrepassava la pelle ed il cuore della sua piccola creatura. Che la pietà per questa donna arrivi a superare, nel mio cuore, il senso di riprovazione che pure non riesco a fare a meno di provare in questo momento, senza riuscire a placarlo. Chi di voi può e vuole, le rivolga qualche preghiera, credo che poche anime siano così infelici come questa, lassù.

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